La Bayerische Staatsbibliothek di Monaco conserva alcuni libri corali copiati intorno all’anno 1565 (Mus. Mss. 17, 51, 54, 2746) nei quali figura il nome di Andrea Gabrieli assieme a quelli di Orlando di Lasso, Johannes Lockenburg, Gottfried Palmarts, Johannes Flori, Ivo de Vento e Anton Gosswin, presenti come autori di una serie di intonazioni liturgiche (messe e mottetti) verosimilmente destinate alla cappella musicale del duca Alberto V. Andrea Gabrieli (†1585) compare con quattro composizioni: due “messe-parodia” in Mus. Ms. 17, una Missa brevis nel modo di Re, copiata in Mus. Ms. 54; una seconda Missa brevis nel modo di Fa in Mus. Ms. 2746. Mentre le due composizioni di Mus. Ms. 17 sono state incluse nell’unica raccolta a stampa di messe scritte da Andrea Gabrieli, il Primus liber missarum sex vocum (Venezia, eredi di Antonio Gardano, 1572), le altre due risultano rimaste inedite fino a tempi recenti e sono testimoniate soltanto dalle fonti manoscritte conservate a Monaco di Baviera. La Missa brevis nel modo di Fa costituisce un esempio interessante di recupero della tradizione, perché ha avuto ampia diffusione ed è entrata nel repertorio della musica liturgica attraverso una serie di trascrizioni moderne. Diversa fortuna ebbe invece la Missa brevis nel modo di Re che, per quanto segnalata dai più autorevoli dizionari, è rimasta fuori dai repertori di musica polifonica fino a quando Francesco Facchin ha pubblicato la prima trascrizione moderna (Padova, Armelin Musica, 1997), alla quale è seguita quella parziale proposta da Camillo De Biasi nella rivista “La Cartellina” (XXIII-XXIV, 1999-2000), entrambe redatte sulla base dell’unica testimonianza della Bayerische Staatsbibliothek. Stando agli elementi offerti dalla fonte, è ragionevole ritenere che la Missa brevis nel modo di Re sia stata composta durante il soggiorno in Germania di Andrea Gabrieli che, come è noto, verso il 1562 si trovava in Baviera. L’esigenza espressa dal concilio di Trento di garantire la piena intelligibilità del testo liturgico in canto, fu all’origine della Missa brevis, una forma polifonica che, abbandonate le tecniche fondate sull’uso del cantus firmus, della parodia e della parafrasi, intonava i testi dell’Ordinario con procedimenti funzionali all’aderenza tra musica e parole, secondo criteri di brevità della costruzione, semplicità del contrappunto e assenza di elementi profani.