Fu una circostanza storica esterna, ovverosia la passione dei giovane principe Johann Emst di Sassonia per il concerto veneziano (e vivaldiano in particolare) a favorire la penetrazione dei gusto musicale italiano all'intemo del piccolo principato di Weimar. Durante il prolungato soggiorno di studi trascorso ad Amsterdam, egli aveva avuto modo di apprezzare le esibizioni all'organo della locale Chiesa Nuova del virtuoso cieco Jan Jacob de Graaf, che suoleva trasporre sulla tastiera dei proprio strumento opere originariamente concepite per un organico affatto diverso, destando stupore ed ammirazione nel sempre numeroso uditorio. Le richieste indirizzate in un secondo momento da Sua Altezza Serenissima a Johann Sebastian Bach e a Johann Gottfried Walther (titolare dell'organo in SS.Pietro e Paolo), affinché approntassero delle trascrizioni concepite sul modello di quelle udite nella capitale olandese, produssero in breve un corpus di rifacimenti assai cospicuo e, nel caso degli exempla bachiani, di particolare pregio artistico.