Fino a poco tempo fa, la sola caratteristica riconosciuta a questo musicista veneto, cancellato dalla storia della musica della fine del ‘700, era di essere stato alla testa della cappella musicale del principato di Colonia a Bonn dal maggio 1774 all’ottobre 1794, negli anni in cui a Bonn si formò Ludwig van Beethoven. Ma menzioni dei suoi lavori, dell’insegnamento al Titano e ad altri importanti compositori nell’attività didattica ventennale svolta a Bonn, della sua stessa esistenza si cercano invano nelle biografie di Haydn, Mozart e Beethoven, che devono a lui parte della loro fama sebbene in misura diversa. Sulla falsità degli studi relativi a Luchesi richiamò per primo l’attenzione Fausto Torrefranca nel 1930, ne “Le origini italiane del romanticismo musicale”. Seguì nel 1937, in pieno nazismo, il coraggioso studio del musicologo tedesco Theodor Anton Henseler “Andrea Luchesi, l’ultimo maestro di cappella di Bonn al tempo del giovane Beethoven”, che gli attirò le ire dei nazional-socialisti tedeschi, impegnati a nascondere l’influenza italiana sui “mostri sacri” della Wiener Klassik ed a presentare l’organista tedesco Christian Gottlob Neefe come il solo maestro di Beethoven a Bonn. Benchè delle oltre quaranta sonate per organo/cembalo di Luchesi oggi note, Henseler conoscesse solo un Andante ed un Allegro anteriori al 1764, scriveva che i due lavori con i loro svolazzanti abbellimenti presentano i sospiri sentimentali ed i cromatismi del circa ventenne maestro nella più moderna e galante corrente della musica per cembalo proprio negli anni in cui più tardi incontriamo anche il giovane Mozart. L’Andante è in due tempi (…) Accanto scorrono sorprendenti mozartismi”. Henseler per primo ricorda che il “maestro di cemballo” Luchesi, nel febbraio 1771, diede ai due Mozart a Venezia un concerto per organo/cembalo ed orchestra che Wolfgang suonò ancora il 28 ottobre 1777 a Ellwangen an der Jagst e portò a Monaco e Parigi, dimostrando di preferire i lavori di Luchesi rispetto ai suoi.