Gli studi musicologici stanno riscoprendo Tartini, un compositore di gran levatura non solo per essere stato un sommo esecutore, didatta e teorico, ma perché la sua musica esprime una particolare invenzione melodica e armonica, tanto da essere stato definito un “preromantico”. Naturalmente, questo giudizio della critica, è antistorico, perché il romanticismo è ancora distante, tuttavia qualcosa c'è di vero: infatti, assieme a pochi altri predecessori e contemporanei avvertiva la potenza della sola musica strumentale in un'epoca in cui essa non veniva ancora accettata come arte autosufficiente per esprimere pensieri o meglio per suscitare affetti. Il fatto può sembrare strano, perché Tartini stesso considerava la vocalità proprio la base per imparare a suonare bene, ma compose pochissimi brani per la voce. Quella che può sembrare una contraddizione indica, invece, l'inizio di una definitiva emancipazione della musica strumentale e la sonata solistica, per la sua natura più intima, ben si addice a questo fine espressivo, ma anche ad una ricerca stilistica che vede Tartini come un precursore del cosiddetto preclassicismo che in altri suoi contemporanei era solo più evidente.