I trii di Besozzi uniscono e racchiudono questo connubio di tradizione e modernità, di impronta violinistica e gusto per la vita di corte, e lo trasferiscono ad un nuovo concetto di pubblico. Matrice comune dei trii (se escludiamo l'ultimo che conclude con un tempo di Pastorale) è la partizione in tre tempi di cui un andante introduttivo e due allegro a seguire. Le tonalità impiegate sono tendenzialmente chiare, luminose, e rispecchiano una solarità di fondo che difficilmente può essere velata o turbata: è musica fatta per allietare con la freschezza. Eppure non si può parlare di banalità o monocromia, bensì di uno stile "in stile", vale a dire di uno specchio della propria epoca e di un'attività di corte, attraverso una sottile eleganza e un delicato modo di proporsi. La definirei quasi musica "educata", ma non per questo noiosa o piatta, anzi, più che apprezzabile nella sua grazia di porcellana, adornata di quel colore purpureo che riscalda ma non offende, forte di una serena trasparenza, che basta a se stessa.