I “Transilvano” di Girolamo Mancini (Deruta, Perugia, 1550ca.- dopo il 1610/12), detto Diruta dal luogo in cui era nato, è notoriamente considerato come il primo trattato italiano interamente dedicato alla pratica tastieristica. Esposto in forma di dialogo, l’opera di Diruta è articolata in due parti: la prima stampata a Venezia da Giacomo Vincenti nel 1593 e dedicata a Zsigmond Bàthory (Sigismondo Bàttori), principe di Transilvania e la seconda pubblicata sempre a Venezia “appresso” Giacomo Vincenti nel 1609 e dedicata alla principessa Leonora Ursina Sforza. Il metodo di Diruta fu certamente accolto con interesse ed entusiasmo dato che la prima parte fu ristampata per altre tre volte (1597, 1612, 1625) e la seconda ebbe un’ulteriore impressione (1622). L’importanza de “Il Transilvano” non risiede tanto nell’aspetto teorico, poiché da tempo si pubblicavano trattati di teoria musicale, quanto nella parte dichiaratamente pratica: un vero e proprio metodo per lo studio dell’organo e degli strumenti a tastiera. In particolare dell’organo che l’autore definisce come “..Rè de gl’istrumenti…” e che “…raccoglie in se tutti gli istrumenti musicali…” . Arriva a paragonarlo al corpo umano in quanto “meglio rappresenta la voce humana, operandosi in esso il fiato, & la mano……havendo i mantici corrispondenti al polmone, le canne alla gola, i tasti à denti, e’l Sonatore in vece di lingua…”.